In occasione della prossima SMGC alla quale queste pagine sono dedicate, ed in seguito all’acquisto dell’ottimo volume “La via Flaminia” – Edizioni Il Cerchio, autore Giovanni Cascarino, pubblichiamo qualche notizia su quanto è possibile visitare in Rimini (circa 10 Km dalla Convention) e anche in San Marino in riferimento all’epoca romana. Il tema generico, per questa edizione, è appunto: Alea iacta est – Cesare e l’antichità, quindi assolutamente attinente!
Il libro di Cascarino offre una panoramica molto dettagliata sulla costruzione, utilizzo e attuale situazione della strada che da Roma portava verso nord attraversando le Marche e poi la Romagna. Rimini, dal punto di vista storico dell’antichità, offre veramente tanto. Un possibile mini tour della durata media di 2 ore potrebbe consistere nel visitare i seguenti luoghi, in ordine “di apparizione” provenendo dalla Statale n. 16 – Adriatica (parte della Flaminia) con direzione Riccione > Rimini: i miliari, l’Arco di Augusto, la Domus del chirurgo, il ponte di Tiberio; sotto, qualche foto esplicative.
1- i Miliari
Le pietre miliari romane erano chiamate così perché erano poste a distanza di un miglio (mille passi, cioè circa 1500 metri) una dall’altra. Su di esse era inciso il numero progressivo del miglio; il nome dell’imperatore romano o del magistrato che aveva fatto costruire o restaurare quel tratto di strada; infine, una breve iscrizione. Si deve al tribuno della plebe Caio Gracco la proposta, poi approvata nel 123 a.C., di una legge organica sulle principali arterie stradali romane, che furono poi accuratamente misurate e dotate di questi cippi a intervalli di mille passi.
Sinceramente, anche se ci sarò passato di fronte “mille volte”, non avevo mai notato i due miliari di Rimini! Il primo, detto “di Miramare”, si trova ancora nella posizione originale proprio a lato della strada, anche abbastanza scomodo come “visita”. E’ ben conservato e reca tabelle e m’aspetta con note storiche, Il secondo, detto “della Colonnella”, è stato spostato dalla sua posizione originale, lungo la Flaminia, di circa 200 metri ed ora si trova collocato in un angolo di un anonimo parcheggio, senza nessuna tabella o altro a indicarne la sua millenaria storia. Non sono di certo “una tappa obbligata” ma rappresentano anch’essi storia antica.
Il Miliario di Miramare – RN
Il Miliario della Colonnella – RN
2- L’Arco
Da Wipedia: L’Arco di Augusto di Rimini è il più antico arco romano tra quelli conservati[1] ed è stato costruito nel 27 a.C. con decreto del Senato romano al fine di onorare l’imperatore Augustoper aver restaurato la via Flaminia e le più importanti strade italiane[2] come la via Emilia e la via Popilia; esso, infatti, segnava la fine della via Flaminia che collegava Rimini a Roma, capitale dell’Impero, confluendo poi nel decumano massimo, l’odierno corso d’Augusto,[2] e che portava all’imbocco dell’antica via Emilia (cardo massimo).[3] Insieme al ponte di Tiberio, è uno dei simboli della città di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città.[4]
L’Arco di Augusto – RN
3- La Domus
Da Wipedia: La domus del chirurgo è un’abitazione romana della seconda metà del II secolo,[1][2] scoperta nel 1989 a Rimini in piazza Luigi Ferrari,[3] e aperta al pubblico il 7 dicembre 2007[3]; qui sono stati rinvenuti mosaici, affreschi e reperti, tra cui una delle serie più complete di strumenti chirurgici di età romana, conservate al Museo della città di Rimini. Il sito archeologico della domus del chirurgo mette in luce anche successive stratigrafie archeologiche, comprendendo delle mura di età imperiale,[4] un’abitazione palaziale e parte di una casa bizantina altomedievale.[5]
Il nome con cui è noto il sito archeologico “domus[11] del chirurgo”, si deve al corredo chirurgico rinvenuto: da una mensola originariamente posta sulla parete era caduta una scatola di bronzo, da cui si era rovesciato un gruppo di strumenti in ferro e bronzo utilizzati dal medico per i suoi interventi, pinze, bisturi, scalpelli, sonde e altri attrezzi, nonché bilance e misurini di bronzo; e ancora vasetti in terracotta, e un gruppo di vetri ormai irriconoscibili, pertinenti a fiale e ad altri contenitori di uso farmaceutico. La domus era collocata nei pressi del bacino portuale della foce del fiume Marecchia, prima che il suo percorso fosse deviato verso nord e prima che la linea di costa si spostasse di 1,5 km verso il mare.[12][13] La domus nel suo complesso aveva un perimetro trapezoidale, che misurava circa 30 m in larghezza con un massimo di 21 m in profondità, con una superficie di 450 m², metà dei quali scoperti; in realtà l’edificio comprendeva anche il corpo residenziale anteriore, che era il componente primario, arrivando così a ricoprire un’area superiore a 1000 m².[14]
Una visita alla Domus e al Museo storico, a fianco della stessa, è d’obbligo. Nel museo sono state ricreate varie stanze con suppellettili e, soprattutto, numerosi “ferri del mestiere” di questo antico medico. Un must!
La Domus del chirurgo – RN
4- Il Ponte
Da Wikipedia: Il ponte di Tiberio, più correttamente ponte di Augusto e Tiberio,[2] è un ponte romano di Rimini[3] la cui costruzione è iniziata nel 14 d.C. con l’imperatore Augusto ed è terminata nel 21 sotto l’imperatore Tiberio[1]. Dal 1885 è monumento nazionale.[4] Compare nello stemma della città di Rimini ed è il primo tratto della via Emilia. È situato a nord-ovest del centro storico principale e congiunge le due zone storiche di Rimini.
Insieme all’Arco di Augusto, uno dei simboli riminesi. A dir poco affascinante.
Il Ponte di Tiberio – RN
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E San Marino? Cosa succedeva nel periodo di Roma Repubblicana e poi Impero? Sotto, un interessante articolo pubblicato su “Fixing” del 2013.
Le impronte medievali del Titano – più o meno ricostruite – sono ben visibili agli occhi dei cittadini e dei visitatori. Ma c’è anche un prezioso tesoro, molto più antico e nascosto, che racconta la storia.
In seguito all’espansione di Roma e alla fondazione della colonia di Ariminum (Rimini) nel 268 a.C., il territorio di San Marino viene inglobato nell’Aemilia, l’ottava regione romana. Proprio la presenza sul Monte Titano dei discendenti di Romolo e Remo è quella che ha lasciato più tracce: sono state rinvenute tombe, fittili e amuleti a Fiorentino, a Castellaro e a Chiusa (quest’ultima tomba con tegoloni ricurvi e tegole siglate). Sono state poi rinvenute oltre 2.000 monete d’epoca repubblicana, a Domagnano; vari fittili d’impronta romana sono venuti alla luce a Santa Mustiola; una statuetta in bronzo raffigurante Mercurio (I – II secolo d.C.). Infine sono palesi i segni di un’intensa colonizzazione rurale romana (nel Placito Feretrano sono 6 i nomi di fondi di origine latina: Fabbrica, Silvole, Griziano, Laritiniano, Petroniano, Erviano). La recente scoperta in località Ara Vecchia (Santa Mustiola) – a coronamento di alcuni sondaggi archeologici avviati dai Musei di Stato sono emersi elementi che lasciano supporre la presenza di un insediamento rustico di età romana, con fornace annessa ; il ritrovamento più inaspettato e interessante si è avuto in corrispondenza di un avvallamento del settore centrale dell’area indagata, dove è stato individuato un tratto di strada “glareata” – in realtà rappresenta solamente uno dei tanti passaggi dell’epoca romana sul territorio.
All’interno dei Musei di Stato difatti si possono ammirare una serie di reperti archeologici di grandissimo valore, che confermano la presenza degli antichi romani sul Monte Titano. Ne è testimonianza Maiano è una zona naturalistica e archeologica, curazia della Repubblica di San Marino appartenente al castello di Borgo Maggiore e limite meridionale dell’area di protezione sotto l’egida Unesco tra i patrimoni dell’umanità. Maiano fu abitata fin dall’epoca romana.
Nell’agosto 2012 i Musei di Stato della Repubblica di San Marino hanno realizzato uno scavo archeologico che ha messo in luce strutture e scarichi di un impianto produttivo (fornaci) di età romana, la più interessante finora nota nel territorio della Repubblica. Nell’area, di un’estensione controllata di oltre 8.000 mq, venivano prodotti laterizi (mattoni, tegole, coppi, mattonelle pavimentali) e ceramica (anfore, brocche, coppette e bicchieri ) databile alla prima e media età imperiale (I-III secolo d.C.). Maiano in età romana risultava quindi particolarmente adatta a queste produzioni, in quanto ricca di argilla, acqua e legname utilizzato come combustibile. Talvolta alcuni esemplari di laterizi romani recavano un “marchio” e la distribuzione nel territorio di tali marchi consente oggi agli studiosi di ricostruire le aree di produzione e commercializzazione di tali prodotti. Nel territorio della Repubblica di San Marino sono assai frequenti i marchi di una famiglia, i Seii, diffusi anche a Rimini città e nel Riminese. La produzione laterizia nelle aree appenniniche della Regio Octava Aemilia (corrispondente all’incirca all’odierna Emilia Romagna) è stata oggetto di una giornata di studi, organizzata nel 2008 dai Musei di Stato, durante la quale è stata illustrata in particolare la situazione del Riminese e nel territorio della Repubblica di San Marino. L’intervento a Maiano ha evidenziato la presenza di esemplari marchiati da alcuni esponenti della famiglia Seia (Sesto Seio e Lucio Seio) ed il ritrovamento di tegole marchiate con evidenti errori di cottura e messe in opera nei resti di una fornace conforta che Maiano possa essere uno dei centri produttivi di tale famiglia. Le operazioni di scavo si sono concentrate sui resti della parte basale della fornace per laterizi, costruita con l’abbondante tegolame presente sul posto. Lo scavo archeologico di Maiano è stato diretto da Gianluca Bottazzi ed eseguito dalla Sezione Archeologica dei Musei di Stato e dalla ditta Tecne s.r.l., con la partecipazione di due volontarie ed il supporto dell’Ufficio Gestione Risorse Ambientali e Agricole e dell’A.A.S.P., che ha collaborato alle operazioni di allestimento cantiere. L’impronta lasciata dagli antichi romani sul Titano è ben collezionata all’interno delle bacheche del Museo di Stato (Palazzo Pergami Belluzzi): in esposizione alcune basette di piombo, ma anche elementi anatomici votivi, monete di età imperiale (16 a. C. – 81 d. C.), frammenti di coppe, di ciotole, un unguentario, frammenti di mattoni, una bellissima fibula con arco a nastro (I – II sec. d. C.) e alcuni vasi finemente decorati.